IL MODO IN CUI SI RISOLVE UN CONFLITTO È FONDAMENTALE E FA LA DIFFERENZA
Il processo può non essere lo strumento utile per risolvere tutti i conflitti, il giudizio non sempre rappresenta la risposta più adeguata. Bisogna, dunque, saper considerare l’opportunità di avvalersi delle cosiddette ADR (Alternative Dispute Resolution), vale a dire procedure alternative al giudizio. Non bisogna però cadere nell’errore di ritenere che l’alternativa al giudizio sia sempre preferibile. Ci sono, infatti, situazioni in cui il giudizio è necessario.
La professionalità dell’Avv. Lombardo, che cura costantemente il proprio aggiornamento, le consente di suggerire ai propri assistiti la giusta strategia per prevenire il contenzioso o affrontarlo ben sapendo quando il giudizio è necessario e quando, invece, può farsi ricorso ad una soluzione alternativa.
Nelle trattative la persona arrendevole cerca di evitare il conflitto personale facendo rapidamente concessioni, ma ciò la porta a sentirsi frustrata;
Questo istituto per la risoluzione alternativa delle controversie consiste nell’accordo, chiamato convenzione di negoziazione, tramite il quale le parti in lite concordano per iscritto di cooperare in buona fede e lealtà, al fine di risolvere in via amichevole una controversia, tramite l’assistenza di avvocati, in un termine contenuto che va, necessariamente, da un mese a tre mesi (salvo proroga di trenta giorni su richiesta concorde delle parti).
È il procedimento informale in cui due o più parti, assistite dai propri avvocati, si incontrano presso un Organismo di Mediazione accreditato dal Ministero della Giustizia, ove un Mediatore Professionista – con requisiti di onorabilità, terzietà e imparzialità, esperto in tecniche di comunicazione e gestione del conflitto – facilitando la comunicazione delle parti in lite, guida la loro negoziazione, facendo affiorare i loro interessi e orientandoli verso la ricerca di accordi reciprocamente soddisfacenti, confezionati, per così dire, come un abito su misura.
È un procedimento alternativo per la risoluzione delle controversie civili e commerciali, disciplinato agli artt. 806-840 c.p.c., mediante il quale le parti, anziché affidare la soluzione della loro lite al giudice che deciderà con sentenza, nominano di comune accordo un soggetto terzo (arbitro) o più soggetti terzi (collegio arbitrale) i quali giudicano e si pronunciano con una decisione che si chiama “lodo”, la cui efficacia può essere quella di una sentenza o di un contratto a seconda del tipo di arbitrato (rituale o irrituale). La possibilità di ricorrere alla procedura arbitrale è esclusa in caso di questioni riguardanti diritti indisponibili, quali, per esempio, azioni di stato e separazione personale, e in caso di divieti espressamente formulati dalla legge. Le controversie in materia di lavoro possono essere delegate ad arbitri solo se previsto dalla legge o dai contratti o accordi collettivi di lavoro e, se possibile, le parti sono comunque libere di preferire la giurisdizione ordinaria. Possono, inoltre, essere affidate ad arbitri, secondo il disposto dell’art. 808 bis c.p.c., anche controversie future derivanti da fatti illeciti o ogni altro fatto idoneo a produrre obbligazioni ex art. 1173 c.c. Con riferimento all’aspetto organizzativo e pratico, si distingue tra arbitrato ad hoc e arbitrato amministrato. Il primo si svolge secondo i criteri individuati dalle parti nella loro convenzione, nonché secondo le regole stabilite dagli arbitri nei limiti della legge. Il secondo si svolge secondo regolamenti precostituiti di istituzioni arbitrali (ad esempio la camera di commercio) e sotto la supervisione delle stesse.
La mediazione familiare, viene svolta in Studio fissando un calendario di alcuni incontri. In questo ambito le persone in lite hanno la possibilità di avvalersi dell’aiuto dell’Avv. Lombardo per ridefinire e sperimentare nuove modalità relazionali, comunicative ed organizzative per ottenere celermente una soluzione che sia voluta e trascritta in un accordo destinato a durare nel tempo.